
Intorno al 1730, nelle campagne della contrada Inficherna — oggi parte del territorio di Porto Empedocle — venne ritrovato uno dei più importanti reperti archeologici della Sicilia romana: un sarcofago marmoreo scolpito con una scena mitologica che ancora oggi affascina studiosi e visitatori.
Il merito del ritrovamento va al Canonico Libertino Sciacca, figura eminente del clero agrigentino e uomo di cultura attivo tra il 1729 e il 1735. Fu lui a segnalare il ritrovamento e a favorirne la conservazione ad Agrigento, dove il sarcofago è tuttora esposto nella Cattedrale San Gerlando.
Ma il ritrovamento riservò anche sorprese straordinarie. Il sarcofago, infatti, non era vuoto: custodiva alcune lagrimiere di finissimo avorio, simbolo del dolore dei vivi per il defunto, e — disposti attorno ad esso — due vasi di finissimo metallo, ripieni di cenere, nei quali “ammiravasi rarissimo artificio”. Questi oggetti ci raccontano che chi fu sepolto lì apparteneva quasi certamente a un rango elevato, forse aristocratico, e che la sepoltura era stata concepita con grande cura e simbolismo.

Il mito di Fedra e Ippolito: significato e interpretazioni
L’opera rappresenta — secondo l’interpretazione più accreditata — il mito di Fedra e Ippolito, una vicenda tragica di amore non corrisposto e vendetta, molto diffusa nella letteratura classica. Tuttavia, nei decenni successivi al ritrovamento, non mancarono voci discordanti: alcuni studiosi ipotizzarono che la scena raffigurasse il mito di Meleagro, l’eroe greco legato alla celebre caccia al cinghiale calidonio. L’ambiguità dell’iconografia lasciava spazio a più letture, ma il confronto con altri sarcofagi simili rafforza l’identificazione con Fedra.
Il sarcofago fu realizzato tra il II e il III secolo d.C. e si distingue per la qualità della scultura e la drammaticità delle espressioni. Oggi, sapere che un’opera simile sia riemersa proprio tra i campi dell’attuale Inficherna, fa riflettere su quanto ancora il sottosuolo siciliano possa raccontarci.
E se il passato è sepolto, basta a volte uno sguardo attento — o un solco nel terreno — per farlo riemergere con tutta la sua potenza.
Un Indizio sul Ritrovamento
Un aggiornamento intrigante arriva da Braccia protese alle lontane genti, il libro di Alfonso Ferlisi e Calogero Ferrara, che promette di svelare il luogo preciso del ritrovamento del sarcofago, fino ad ora avvolto nel mistero.
Precedentemente pubblicato 2016-08-29 16:00:04.